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L’altro Picasso - Ritorno alle origini

L'Assessorato Beni e attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali della Regione autonoma Valle d'Aosta presenta una delle mostre più importanti dell'estate 2025. Il Museo Archeologico Regionale di Aosta ospita dal 21 giugno al 19 ottobre 2025 la straordinaria esposizione "L'altro Picasso. Ritorno alle origini", un percorso espositivo che esplora la profonda influenza delle origini e tradizioni familiari sull'opera di Pablo Ruiz Picasso (Malaga, Spagna, 1881 - Mougins, Francia, 1973). L'inaugurazione ufficiale è programmata per venerdì 20 giugno 2025 alle ore 18 presso le sale espositive del museo aostano.

Un progetto espositivo di respiro internazionale

L'esposizione, curata da Helena Alonso, J. Óscar Carrascosa e Daria Jorioz, ha ottenuto il prestigioso patrocinio dell'Ambasciata di Spagna a Roma, confermando l'importanza e la qualità scientifica del progetto. La mostra propone al pubblico un percorso affascinante che intende ricostruire la vicenda creativa picassiana attraverso i legami esistenti fra le esperienze dell'infanzia, il costante dialogo con il passato e l'innovativo uso delle tecniche tradizionali, quali la ceramica, l'incisione e il design scenografico.

L'eredità delle culture classiche mediterranee nell'opera di Picasso

Il cuore concettuale della mostra risiede nell'esplorazione dell'eredità delle culture classiche, in particolare la cultura fenicia, romana e araba, che l'artista aveva conosciuto durante l'infanzia a Malaga, sulle sponde del Mediterraneo. Questo patrimonio culturale immateriale forma il background che segnerà Picasso per tutta la vita e incentra il contenuto della mostra su una visione meno conosciuta di questo straordinario maestro, in un vitale eterno ritorno alle radici mediterranee e alle origini familiari e culturali che lo accompagneranno fino alla fine, sopraggiunta in un giorno di aprile del 1973.

Gli approfondimenti legati alla poesia, le suggestioni sul rapporto con i fotografi suoi contemporanei e sulla ricezione della sua opera in Italia negli anni Cinquanta concorrono a comporre un racconto unico che intreccia storia, arte e memoria, rivelando un Picasso intimo, un artista non solo innovativo e geniale, vissuto in una continua ricerca, ma anche profondamente consapevole delle proprie origini.

La selezione delle opere: un viaggio attraverso la creatività picassiana

La selezione di opere presentate offre un'ampia panoramica della produzione di Picasso, dalle sue migliori creazioni nel campo dell'incisione, come la serie "Il capolavoro sconosciuto" o un'acquaforte tratta dalla "Suite Vollard", in cui il mondo classico riemerge davanti ai nostri occhi, fino ai risvolti meno famosi, come il contributo di Picasso alle arti sceniche, con le scenografie per il balletto "Il cappello a tre punte".

Inoltre, la sua passione per la letteratura e la considerazione che aveva di sé come scrittore - una delle sfaccettature meno note dell'artista - viene mostrata nella serie di incisioni "La Sepoltura del conte di Orgaz" e nelle sue poesie. A questo si aggiunga una vasta selezione di ceramiche che costituisce uno dei nuclei più significativi dell'esposizione.

Picasso e la ceramica: la passione della maturità che riconnette alle origini

La scoperta di un universo creativo millenario

A partire dal 1946 Picasso trova nella ceramica, questa tecnica millenaria, un intero universo creativo da esplorare. A 65 anni, quando decide di stabilirsi vicino al Mare Nostrum delle sue origini, Picasso si sente come un bambino nello scoprire e indagare una forma d'arte che gli permette di conciliare gli aspetti stilistici e tecnici di disegno, incisione e scultura.

La ceramica è il mezzo artistico su cui la ricerca di Picasso si concentra con maggiore intensità negli anni della maturità e della vecchiaia. È affascinato dal processo di trasmutazione quasi magico subìto dai colori durante la cottura. Attraverso la ceramica, l'artista è artefice della metamorfosi, operata dal fuoco, dei supporti e dei colori che ha manipolato.

Le radici dell'infanzia malagueña

Nella Malaga della sua infanzia, dove Picasso conosceva i laboratori di ceramica nei pressi della casa di famiglia, il padre José Ruiz Blasco, professore di disegno e curatore del museo cittadino, fu il suo primo maestro e permise alle doti artistiche del piccolo Pablo di emergere e svilupparsi. Alla sua morte, Picasso ha lasciato una collezione personale di ceramiche di oltre tremila esemplari, ma l'interesse per questo mezzo espressivo era sorto già durante l'infanzia a Malaga, quando aveva decorato alcuni pezzi: la città in cui è nato e ha vissuto fino ai dieci anni vanta infatti una lunga tradizione di ceramisti.

L'atelier Madoura e la rivoluzione ceramica del dopoguerra

Stabilire un legame con le origini dell'arte e della civiltà è uno degli aspetti più importanti del rapporto di Picasso con la ceramica: nel corso della sua carriera si era dedicato a più riprese a questa tecnica, ma solo nel 1947, all'età di 66 anni, avviò la produzione di opere in ceramica presso l'atelier Madoura dell'amica Suzanne Ramié, a Vallauris, sulle coste francesi del Mediterraneo.

Come era accaduto all'indomani della Prima guerra mondiale, anche dopo la Seconda, tra le ceneri della catastrofe, Picasso sperimenta un ritorno alle origini. Sulle sponde del Mediterraneo, rievoca gli albori dell'attività artistica e rituale dell'umanità, ricorrendo a un ricchissimo simbolismo archetipico. Ai piatti, vasi e tazze della produzione abituale di Madoura, Picasso aggiunge nuove forme e la creazione di nuove sculture.

L'impatto rivoluzionario della mostra parigina del 1948

Il mese di novembre del 1948 segna uno spartiacque nella creazione ceramica contemporanea. Per la prima volta le ceramiche di Picasso vengono esposte a Parigi. Benché non avesse l'abitudine di presenziare alle sue mostre, per l'occasione l'artista viaggia con tutta la famiglia per occuparsi personalmente dell'allestimento.

La mostra, ampiamente documentata dalla stampa, ha un impatto immediato su molti altri artisti: pittori, scultori e artigiani di tutto il mondo cominciano a interessarsi a questa antica arte, inclusi Braque, Léger, André Masson, Wifredo Lam, Lucio Fontana e Cocteau. Lo stesso Marc Chagall, poco dopo essere rientrato in Francia dal suo esilio statunitense, si reca all'atelier Madoura, ispirato da Picasso, per cominciare a lavorare la ceramica. Matisse frequenta lo stesso atelier e realizza alcune prove per i pannelli di ceramica di Vence. Lo scrittore Paul Éluard visita l'atelier nel 1952, scrivendo una poesia all'interno di un piatto, e anche Jean Cocteau creerà un piatto di ceramica nel 1953.

La ceramica come ponte verso un pubblico più ampio

In quel momento del dopoguerra, Picasso intende raggiungere un pubblico più ampio realizzando nuovamente una serie limitata di alcune sue creazioni, stavolta usando la terracotta. Si ripete la stessa situazione che si era creata dopo la Prima guerra mondiale con la litografia, tecnica artistica tornata in auge grazie all'interesse di Picasso, giacché, come riconosce Mourlot, molti pittori dell'epoca avevano deciso di seguirne l'esempio.

Le opere ceramiche e il ritorno alle tradizioni antiche

Attraverso la ceramica, Picasso stabilisce una comunione con le forme di espressione più primitive della tradizione mediterranea, utilizzando allo scopo gli stessi materiali, tecniche e forme impiegati da uomini e donne delle civiltà che l'avevano preceduto. Ne sono un esempio i vasi che richiamano le figure rosse e nere della tradizione ateniese, "Yan bandeau noir" del 1963, come pure il "Vaso con decorazioni pastello" del 1953, in cui Picasso si avvicina a modalità arcaiche di rappresentazione umana.

Numerosi volti circolari popolano l'enorme varietà e ricchezza espressiva dei suoi piatti, grazie a un uso magistrale del tratto e del colore, a cui si sommano i giochi di luci e ombre creati da rilievi e fenditure dell'argilla. In "Volto di donna", appartenente alle ultime serie di ceramiche realizzate nel marzo del 1971, due anni prima di morire, Picasso vuole mettere in risalto la semplicità delle forme, l'assenza di pigmenti e l'applicazione di sigilli, caratteristica dell'ultima fase della sua produzione. Un ritorno alla trasmissione della conoscenza attraverso il riferimento alla "ceramica sigillata" dell'inizio della nostra era.

Picasso e la letteratura: la parola come veicolo creativo

Per Picasso la letteratura era una delle arti che esercitava più influenza sulla sua produzione plastica, specialmente quella ispirata ai classici greci e romani, e rappresentava inoltre il terreno comune su cui si basava il sodalizio con poeti quali Apollinaire, Max Jacob o Paul Éluard. Una parte significativa dell'esposizione è dedicata alle incisioni destinate a illustrare diverse opere letterarie, dai classici alle creazioni dei suoi amici.

Una sezione in particolare documenta l'importante ruolo del linguaggio nell'opera di Picasso, in cui la parola è il veicolo creativo usato per rendere conto delle sue origini e dei suoi ricordi attraverso un mezzo di espressione surrealista: la pratica della scrittura automatica.

Il balletto "Il cappello a tre punte": Picasso scenografo e la danza spagnola

Il fertile incontro delle arti nel primo Novecento

L'inizio del XX secolo segna uno dei momenti più fertili di simbiosi creativa tra artisti di diverse discipline. Nascono rapporti tra compositori, musicisti e artisti plastici, specie nel campo della danza, che si trasforma in uno dei principali luoghi d'incontro delle arti.

Agli esponenti di maggior spicco delle avanguardie, come Sonia Delaunay o Cocteau, a cui è affidata la creazione di costumi e scenografie, si aggiungono i migliori musicisti, come Poulenc o Stravinskij, e svariate stelle della danza europea, che in alcuni casi adotteranno persino un nome d'arte russo, come la britannica Alicia Markova, nata Alice Marks. Tra queste ballerine, Picasso incontrerà la sua prima moglie, Olga Chochlova.

La collaborazione con Djagilev e Manuel de Falla

Picasso riceve da Djagilev l'incarico di creare la scenografia e i costumi per il balletto "Il cappello a tre punte", con musiche di un altro artista andaluso, Manuel de Falla. Picasso non era un grande danzatore, ma l'energia della produzione artistica che caratterizza questo nuovo scenario lo porta a impegnarsi al punto da truccare personalmente i ballerini.

Lo spettacolo debuttò all'Alhambra Theatre di Londra nel 1919 e a Parigi nel 1920, quando Picasso creò la serie di schizzi che sono presentati in mostra. Il pubblico accolse il balletto nel clima dei festeggiamenti per la fine della Prima guerra mondiale.

I contributi creativi di Picasso alla composizione

Il libretto è basato sul romanzo del 1874 di Pedro Antonio de Alarcón. Picasso contribuì anche alla composizione, aggiungendo personaggi come i pazzi e la Mallorquina, nonché tutti i dettagli a tema taurino presenti nell'opera, a cominciare dal sipario, aspetti che non sono presenti nel romanzo di Alarcón, dove non si fa alcun riferimento a toreri, picador o corride.

I suggerimenti di Picasso indussero Falla persino a modificare la composizione e creare un'ouverture per dare al pubblico il tempo di ammirare il sipario dipinto dall'artista per il balletto. Falla appartiene a una costellazione intellettuale di artisti straordinari che subirono l'attrazione e il fascino di Picasso. Federico García Lorca frequentava i suoi salotti, da cui nacque il "Concurso de Cante Jondo", celebrato nel 1922.

L'influenza di Goya e l'impatto sulla musica

Le scenografie rivelano il debito di Picasso con Goya, riconoscibile nei riferimenti ai gruppi danzanti di uomini e donne del famoso cartone per arazzo "Il fantoccio" (1792). Nel 1918 Falla manda a Djagilev una cartolina che riproduce proprio quest'opera.

Lo stesso Picasso ebbe un impatto notevole sulla composizione musicale di Falla, come quest'ultimo ammette in una lettera a Djagilev, considerando molto calzante il suggerimento picassiano di aggiungere l'ouverture affinché il pubblico potesse contemplare il sipario che aveva creato. Inoltre, le esclamazioni (come gli "olé!") e i riferimenti al mondo dei tori, assenti nel romanzo, sono tutti merito di Picasso, così come l'introduzione di nuovi personaggi nel balletto.

Il legame personale con Manuel de Falla

Picasso crea una serie di pochoir, e ne regalerà uno a Manuel de Falla con la seguente dedica: "Al mio ammirevole e ottimo amico Manuel de Falla. Picasso. Parigi, 20 giugno 1921". Il Ballet Nacional de España mise in scena "Il cappello a tre punte" con i costumi basati sugli schizzi esposti in questa mostra. Un balletto che trasmette l'allegria delle danze spagnole e l'energia delle sue origini, che Picasso infonderà sempre nelle sue opere.

Le origini familiari a Malaga: la formazione dell'artista

La casa familiare e il primo maestro

Nella casa di famiglia a Malaga, il padre José Ruiz Blasco, professore di disegno e curatore del museo cittadino, fu il suo primo maestro e permise alle doti artistiche del piccolo Pablo di emergere e svilupparsi. In quella casa, circondato da donne - la madre, le sorelle e le zie - il piccolo Pablo scoprì inoltre la musica tradizionale spagnola, le canzoni, i distici e le danze, le ricette di cucina della famiglia e i tejeringos, una variante dei churros, a cui farà riferimento diversi decenni più tardi negli esercizi di scrittura automatica svolti a Parigi.

Il mondo dei tori e la tradizione mediterranea

Sempre in questo ambiente sviluppò una fascinazione per il mondo dei tori. Alle corride frequentate con il padre Picasso tornerà a più riprese da adulto nel sud della Francia, rievocando una festa mediterranea di tradizione millenaria. Il toro diventerà un potente simbolo non solo di violenza, ma anche di erotismo. È l'alter ego di Picasso.

Nella sua Malaga natia iniziò anche a conoscere il teatro, e in particolare i grandi maestri della pittura, attraverso gli insegnamenti trasmessi dal padre e dai pittori suoi coetanei che frequentavano la casa di famiglia.

Moglie del mugnaio

Informazioni pratiche per la visita

Date e orari

Periodo espositivo: 21 giugno - 19 ottobre 2025
Inaugurazione: venerdì 20 giugno 2025 ore 18
Dove: Museo Archeologico Regionale di Aosta, Piazza Roncas 12 - Aosta
Orario: tutti i giorni 9-19

Biglietti e servizi

Biglietti: Intero 8 euro, ridotto 6 euro
Circuito: La mostra è inserita nel circuito di Abbonamento Musei

Catalogo e produzione

L'esposizione "L'altro Picasso. Ritorno alle origini" è accompagnata da un catalogo bilingue italiano-francese edito da Silvana Editoriale, in vendita in mostra al prezzo di 38 euro.

La mostra è stata prodotta da Expona, con la collaborazione di c2c e Contemporanea Progetti.

Contatti e informazioni

Regione autonoma Valle d'Aosta
Assessorato Beni e attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali
Soprintendenza per i beni e le attività culturali
Struttura Attività espositive e promozione identità culturale
Tel. 0165.275937
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Museo Archeologico Regionale
Piazza Roncas 12 - Aosta
Tel. 0165.275902
Web: www.regione.vda.it

Ultima modificaLunedì, 16 Giugno 2025 10:51
  • Data inizio: Sabato, 21 Giugno 2025
  • Data fine: Domenica, 19 Ottobre 2025
  • Evento a pagamento:
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