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Monet, Genova

Tutti provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi, i 50 capolavori in mostra rappresentano alcune delle punte di diamante della produzione artistica di Monet e raccontano l’intera parabola artistica del Maestro impressionista, letta attraverso le opere a cui Monet teneva di più, le “sue” opere, quelle che l’artista ha conservato gelosamente nella sua casa di Giverny fino alla morte, quelle da cui non ha mai voluto separarsi.

L’eccezionalità di questa mostra risiede nell’amore e nell’intimità che emanano le opere esposte, allestite in maniera del tutto inedita e suggestiva nelle varie sale del Munizioniere di Palazzo Ducale, luogo pieno di fascino che consentirà un viaggio del tutto nuovo nel mondo di Monet.

Nelle sue tele di luce evanescente, Monet ha sempre unito il suo amore per la natura con l'arte e, facendo del pennello una propaggine della sua mano, ha creato e riprodotto giardini ovunque abbia vissuto. Sebbene trascorresse molto del suo tempo a Parigi e viaggiasse molto in Francia e all'estero, Monet preferì la campagna e visse per più di cinquant’anni lungo la Senna, accrescendo sempre più il suo interesse per il giardinaggio, per le aiuole che allietavano le sue prime case ad Argenteuil e per i suoi magnifici giardini a Giverny, che divennero un piacere per gli occhi, un luogo rilassante per contemplare la natura e fonte di ispirazione.

Proprio Giverny, la sua casa dopo il 1883, può essere considerata come il luogo di consapevolezza e rinascita per lo stesso artista; una sequenza di nuovi elementi dettati da una brillante innovazione formale, geografica e di ricerca stilistica che lo ha portato a interessarsi sempre di più soggetti impregnati di nuova lirica e colori vivaci.

Un luogo, il suo giardino, che lo terrà impegnato - quasi esclusivamente - per oltre vent’anni e il Clos Normand si adorna di diverse varietà di piante: iris, giunchiglie, peonie, narcisi, tulipani, rose; ciliegi e albicocchi e il “giardino acquatico”, che Monet comincia ad allestire dal 1893 facendo costruire un ponte giapponese, accoglie salici piangenti, agapanti, emerocallidi e ninfee.

Ad accogliere il pubblico come in un onirico giardino lussureggiante, in mostra opere come le sue amatissime e iconiche Ninfee (1916-1919 ca.), Iris (1924-1925 ca.), Emerocallidi (1914-1917 ca.), Salice piangente (1918-1919 ca.), le varie versioni de Il ponte giapponese e la sua ultima e magica opera Le rose (1925-1926 ca.).

Ma non solo. Verdeggianti salici piangenti, delicati ponticelli giapponesi dai colori impalpabili e viali di rose fanno da cornice a una natura ritratta in ogni suo più sfuggente attimo, variazione di luce, tempo o stagione.

Promossa e organizzata dal Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Comune di Genova, Regione Liguria e Arthemisia, la mostra Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi è realizzata in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi ed è curata da Marianne Mathieu, storica dell’arte e direttrice scientifica dello stesso museo parigino.

Il Musée Marmottan Monet – il cui vastissimo patrimonio artistico è raccontato nel percorso della mostra – possiede il nucleo più grande al mondo di opere di Monet, frutto di una generosa donazione di Michel, suo figlio, avvenuta nel 1966 verso il museo parigino - che prenderà proprio il nome di “Marmottan Monet”.

La mostra vede come special partner Ricola. L’evento è consigliato da Sky Arte.

Radio ufficiale, Radio Monte Carlo. Catalogo edito da Skira.

LA MOSTRA

Suddivisa in 7 sezioni, l’esposizione introduce quindi alla scoperta di opere chiave dell’Impressionismo e della produzione artistica di Monet sul tema della riflessione della luce e dei suoi mutamenti nell’opera stessa dell’artista, l'alfa e l'omega del suo approccio artistico.

Introduzione alla mostra - Il giardino di Monet

Claude Monet (1840-1926) trascorre la vita intera immerso nel paesaggio. Nel 1883 si trasferisce a Giverny: la casa dipinta di rosa, acquistata nel 1890, sarà la sua ultima dimora, e il giardino, che l’artista ricrea a partire da zero, la fonte d’ispirazione finale della sua opera. Monet dedica molte ore alla rappresentazione di tutte le sfaccettature del mondo vegetale che lo circonda e realizza un gran numero di quadri dipingendo dal vero, nel caso di opere di piccolo formato, o in studio per quelle più grandi. Con il passare del tempo, fa del bacino con le ninfee il soggetto unico delle sue tele, eliminando dalle composizioni i margini dello stagno per privilegiare un unico dettaglio: l’acqua, i riflessi a specchio, le ninfee, fino alla realizzazione delle Grandes Décorations.

Attraverso la presentazione di 50 opere del pittore, tratte dalle collezioni del Musée Marmottan Monet, la mostra segue il percorso artistico di Monet nel paesaggio, dall’apprendistato sulla costa normanna al giardino di Giverny che egli seppe creare e poi trasfigurare con la sua arte.

Prima sezione - Le origini del Musée Marmottan Monet: dall’Impero all'Impressionismo

Nel 1932 Paul Marmottan (1856-1932) lascia per testamento le sue collezioni e il suo hôtel particulier, situato nel 16° arrondissement di Parigi, all’Académie des beaux-arts, che nel 1934 ne fa un museo. Gli arredi e i quadri neoclassici costituiscono il primo fondo dell’istituzione parigina e illustrano la passione di Marmottan per l’arte del Primo Impero. Ne è un esempio questo paesaggio di Jean-Victor Bertin (1767- 1842), dimostrazione di una pittura colta, fatta di composizioni chiare e prospettive frontali. Un’arte accademica che si oppone a quella degli impressionisti, interessata invece a trascrivere in pittura le sensazioni mediante rapidi tocchi abbozzati, come nei due ritratti di Monet che raffigurano il figlio Michel.

Eppure un aneddoto riunisce le due visioni estetiche. Per stroncare la prima mostra di Monet e dei suoi amici presentata nel 1874 nello studio di Nadar, il giornalista Louis Leroy, in un articolo pubblicato dal quotidiano satirico “Le Charivari”, scrive di un allievo di Bertin sul punto di soffocare alla vista dei dipinti di Pissarro o di Degas, che riceve il colpo di grazia di fronte a Impressione, levar del sole (1872) di Monet, l’opera che dà quindi il nome all’impressionismo. Alla fine però sarà Bertin, e non Monet, a scomparire nel nulla.

Un secolo dopo, la storia riunirà i pittori neoclassici e gli impressionisti nello stesso scrigno, facendo del Musée Marmottan Monet il depositario del primo fondo mondiale di opere di Monet in seguito al lascito del figlio minore e discendente diretto del pittore, Michel Monet. Più di cento opere vanno a integrare le collezioni dell’istituzione e il museo aggiunge quindi al suo il nome del maestro di Giverny.

Seconda sezione - En plein air

Nell'Ottocento, lo sviluppo della rete ferroviaria e l'invenzione del colore in tubetto permettono ai pittori di viaggiare e dipingere all'aria aperta. Questa nuova opportunità comporta però alcune limitazioni. L'artista deve  portare  con  sé  la  propria  attrezzatura,  quindi  predilige  le  tele  di  piccolo  formato,  più  facili  da trasportare. Inoltre deve dipingere alla svelta, per cogliere al volo ciò che vede. Per questo diventa più visibile il trattamento pittorico della tela e le pennellate si fanno più rapide, inoltre la gamma dei colori impiegati, lavorando in pieno giorno, si fa più chiara.

Monet venne introdotto a questa pratica da Johan Barthold Jongkind (1819-1891) e da Eugène Boudin (1824-1898). Il pittore viaggia molto in giro per la Francia e si reca all’estero per dipingere, tra l’altro, paesaggi e marine come Vue de la Voorzaan (1871). Durante le sessioni di pittura en plein air, talvolta si fa assistere da un aiutante, e questo è il caso di Poly, conosciuto e poi ritratto a Belle-Île nel 1886.

Terza sezione - La luce impressionista

Scegliendo di lasciare l’atelier per andare a dipingere dal vero, gli impressionisti infrangono la gerarchia dei generi pittorici. Per loro, la sensazione prodotta da un paesaggio o dalle scene di vita moderna è senz’altro più importante del soggetto stesso.

Monet, maestro della pittura en plein air, dedicherà l’intera vita a cercare di cogliere le variazioni luminose e le impressioni cromatiche dei luoghi che osservava. Più che il soggetto, lo interessa il modo in cui viene trasfigurato dalla luce. Per catturare la luminosità sempre mutevole, il pittore lavora in fretta, con pennellate che si susseguono rapidamente, inoltre non esita a visitare siti in cui si verificano a violenti cambiamenti climatici. La costa normanna con i suoi magnifici tramonti, oppure la regione della Creuse, scoperta durante un soggiorno nel 1889, gli offrono la possibilità di ritrarre l’intensità luminosa in un ambiente naturale ancora selvaggio.

Quarta sezione - Da Londra al giardino: nuove prospettive

Nella carriera di Monet, Londra fu un vero e proprio laboratorio di sperimentazione. I paesaggi spettrali generati dai fumi delle fabbriche e la foschia del Tamigi gli permisero di lavorare, come lui stesso disse, su ciò che in pittura era impossibile: la nebbia impalpabile che copre le architetture e la luce mutevole che sfiora la superficie dell'acqua. Con le vedute del ponte di Charing Cross e del Parlamento, dipinte nel corso di vari soggiorni successivi, si apre per lui una nuova fase di ricerca, che si manifesta pienamente al ritorno a Giverny. Con le Ninfee del 1904 e 1907, Monet concentra tutta la composizione su un particolare del suo giardino d’acqua: l'inquadratura è audace, la linea dell'orizzonte, ancora presente nei suoi paesaggi londinesi, qui manca del tutto. Rimangono soltanto i riflessi della vegetazione che cresce intorno lo stagno e le ninfee isolate, appena abbozzate. In queste opere Monet adotta un punto di vista completamente nuovo, aprendosi a un diverso rapporto con lo spazio e andando oltre l'impressionismo.

Quinta sezione - Le grandi decorazioni

Dal 1914 fino alla sua morte avvenuta nel 1926, Monet esegue centoventicinque pannelli di grandi dimensioni che hanno come soggetto il giardino d’acqua di Giverny. Una selezione di queste opere – oggi nota come le Ninfee dell'Orangerie – il pittore la offre allo Stato francese. Questi dipinti monumentali, realizzati direttamente nell’atelier, portano all'estremo la ricerca già iniziata con le Ninfee del 1903 e del 1907. Raffigurando una piccola parte del suo stagno in un formato così grande, Monet non solo annulla ogni riferimento prospettico reale, ma propone di immergere l’osservatore in una distesa d'acqua che si fa specchio: le nuvole e le fronde dei salici si riflettono sulla superficie dello stagno, e il sopra e il sotto sono ormai indistinguibili. Questi paesaggi senza inizio né fine invitano a un'esperienza contemplativa in cui la rappresentazione di un fiore o di un dettaglio della natura bastano a suggerirne l’immensità.

Sesta sezione - Monet e l’astrazione

Nel 1908 Monet si ammala di cataratta, una patologia che gli impedisce una visione limpida e compromette la sua percezione dei colori. Mentre il pittore lotta con questa progressiva cecità, la sua tavolozza si riduce e – lo notiamo nei cicli del Viale delle rose, del Ponte giapponese e del Salice piangente, tutti di questo periodo – è dominata dalle tonalità di marrone, rosso e giallo. La sua pittura si fa più gestuale: sulle tele diventa visibile la mano che tiene il pennello. La forma svanisce lasciando il posto al movimento e al colore, e dalla rappresentazione si passa allo schizzo, via via sempre più indecifrabile. Questi dipinti da cavalletto, che non hanno uguali nel percorso artistico di Monet, avranno una profonda influenza sui pittori astratti della seconda metà del Novecento.

Settima sezione - Le rose

I fiori hanno accompagnato tutta la vita di Monet, sia nella sfera privata che in quella lavorativa. Il giardino di Giverny, con piante che fioriscono in ogni stagione, è un omaggio dell’artista ai colori cangianti e alla natura effimera dei fiori e Le rose, dipinte nel 1926 all'età di 85 anni (lo stesso anno della sua morte), ne sono l'ultima celebrazione. Il carattere incompiuto del dipinto accresce l'impressione di fragilità delle rose, i cui boccioli leggeri si stagliano delicatamente contro un cielo azzurro. La composizione ritrae alcuni rami del roseto e ricorda le stampe giapponesi che il pittore collezionava con tanta passione.

Con Le rose, Monet rende omaggio alla natura che ha saputo raffigurare così bene, insieme alla fragilità e alla caducità di ciò che ci circonda.

Scheda Tecnica

Titolo: Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi

Sede

Palazzo Ducale – Sala del Munizioniere Piazza Giacomo Matteotti, 9 16123 - Genova

Date al pubblico

11 febbraio - 22 maggio 2022

Una Mostra

Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Comune di Genova
Regione Liguria Arthemisia

In collaborazione con
Musée Marmottan Monet di Parigi
Special Partner
Ricola
Media Coverage by
Sky Arte
Mostra a cura di
Marianne Mathieu
Progetto di Allestimento
BC Progetti di Alessandro Baldoni e Giuseppe Catania con Francesca Romana Mazzoni
Realizzazione Allestimento
Tagi2000
Progetto illuminotecnico
Francesco Murano
Immagine coordinata e grafica di mostra
Angela Scatigna
Percorso didattico e visite guidate scuole
Palazzo Ducale
Visite guidate adulti
Associazione Genova in mostra
Catalogo
Skira
Biglietteria
GRT Roma
Audioguide
Orpheo
Orario apertura
Lunedì dalle ore 11.00 alle ore 19.00
Martedì, mercoledì, giovedì dalle ore 9.00 alle ore 19.00
Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 21.00
Sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00 (La biglietteria chiude 1 h prima)
Biglietti
L’accesso alla mostra è contingentato e la prenotazione, tramite il preacquisto del biglietto, è fortemente consigliata.
E’ possibile acquistare i biglietti di ingresso anche in sede: in questo caso l’ingresso alla mostra potrebbe comportare delle attese per rispettare le capienze di sicurezza delle sale. Obbligo di super green-pass
I   biglietti   si   intendono   con   audioguida   (o   App sostitutiva inclusa e costi di prevendita esclusi) 

Intero € 15,00 Audioguida inclusa
Ridotto € 13,00 Audioguida inclusa
Ragazzi dai 14 ai 27 anni, visitatori oltre i 65 anni, visitatori con disabilità, soci FAI con tessera, insegnanti, possessori voucher Hotel convenzionati, possessori card dei Musei del Comune di Genova, partecipanti ai Grandi Convegni convenzionati, Touring Club, possessori tessera Coop Liguria, Abbonati Teatri di Genova, Amici di Palazzo Ducale e dei Musei Liguri, dipendenti IREN con accompagnatore, abbonati annuali AMT, possessori Card Arthemisia, possessori biglietti altre mostre in corso a Palazzo Ducale, possessori Genova Citypass, giornalisti con tesserino con bollino dell’anno in corso, tesserati CUS Genova.
Ridotto € 11,00 audioguida inclusa Possessori card Palazzo Ducale
Ridotto giovani € 7,50 Audioguida inclusa Tutti i lunedì giovani fino a 27 anni compiuti (esclusi i festivi)
Ridotto bambini € 5,00 Audioguida inclusa Dai 6 ai 14 anni non compiuti
Omaggio Audioguida inclusa
minori di 6 anni non compiuti, 1 accompagnatore per disabile che presenti necessità, 1 accompagnatore per ogni gruppo, 2 accompagnatori per ogni gruppo scolastico, alunni portatori di handicap in gruppo scolastico, guide turistiche con patentino, tesserati ICOM, insegnanti con voucher, giornalisti accreditati dall'Ufficio Stampa di Palazzo Ducale e di Arthemisia (previa indicazione della testata e della data della visita), possessori coupon omaggio, possessori Vip Card Arthemisia
Ridotto Gruppi € 13,00
Gruppi di minimo 7 massimo 15 persone Gratuità: 1 accompagnatore per ogni gruppo
Ridotto scuole € 5,00
Gruppi di studenti di ogni ordine e grado (minimo 15 massimo 25 persone.
Gratuità:    2    accompagnatori       per    ogni    gruppo scolastico
Biglietto Open € 17,00 Audioguida inclusa
Consente lʼingresso alla mostra senza necessità di bloccare la data e la fascia oraria.
Il biglietto open va convertito in biglietteria il giorno della visita ed è utilizzabile fino a 15gg. della chiusura della mostra al pubblico.
Diritti di prenotazione e prevendita Gruppi e singoli € 1,50 per persona Scolaresche € 1,00 per persona
Per garantire una regolare programmazione delle visite, la prenotazione con prepagamento è obbligatoria nel caso di scolaresche e gruppi, sia quando è richiesto l’ausilio di una guida sia nei casi in cui tale servizio non sia richiesto.
Visite guidate e laboratorio didattico scuole Percorso   in   mostra   +   breve   laboratorio   Scuola infanzia, primaria e secondaria di I grado € 6,50 a studente (escluso biglietto di ingresso alla mostra)
Visita guidata alla mostra Scuola primaria e secondaria di I e II grado € 80,00 a classe (max. 25 studenti, escluso il biglietto di ingresso alla mostra)
Visita guidata in lingua alla mostra scuola secondaria di II grado € 95,00 a classe (max. 25 studenti, escluso il biglietto di ingresso alla mostra)
Visita guidata alla mostra + Torre Grimaldina e alle Carceri di Palazzo Ducale scuole di ogni ordine e grado € 110,00 a classe (max. 25 studenti, escluso il biglietto di ingresso alla mostra) + € 4,00 ingresso alla Torre
Visita guidata alla mostra + percorso in città
€  140,00  a  classe  (max.  25  studenti,  escluso  il biglietto di ingresso alla mostra)
Visite guidate gruppi adulti visita guidata in italiano € 100,00 visita guidata in lingua € 115,00
Microfonaggio € 15,00 a gruppo a pagamento per gruppi e guide che non ne siano già in possesso obbligatorio solo per i gruppi adulti
Informazioni e prenotazioni gruppi scuole
T. +39 010 8171604
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Informazioni e prenotazioni gruppi adulti
T. +39 010 986391
Siti www.palazzoducale.genova.it www.monetgenova.it
Hashtag ufficiale
#MonetGenova

Ultima modificaSabato, 02 Aprile 2022 20:43
  • Data inizio: Venerdì, 11 Febbraio 2022
  • Data fine: Martedì, 03 Maggio 2022
  • Evento a pagamento:

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