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L'Espressionismo Italiano a Vercelli con Guttuso, De Pisis e Fontana

In evidenza Arnaldo Badodi Il Circo, 1939 Dipinto olio su tav

Spazio ARCA, nell'ex Chiesa di San Marco a Vercelli, si prepara ad accogliere una delle mostre più significative dedicate all'arte italiana del Novecento. Dall'11 settembre 2025 all'11 gennaio 2026, "Guttuso, De Pisis, Fontana... L'Espressionismo Italiano" riporta alla luce un movimento potente e viscerale che ha dato voce alle inquietudini e alle passioni dell'Italia del XX secolo.

Per la prima volta, una selezione significativa di opere realizzate tra il 1920 e il 1945 dalla sezione storica della Collezione Giuseppe Iannaccone - alcune delle quali mai esposte al pubblico - viene riunita per raccontare un periodo straordinario nella storia dell'arte italiana. La mostra, promossa dal Comune di Vercelli e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Iannaccone, è curata da Daniele Fenaroli e segna il primo evento di un progetto espositivo pluriennale.

Una controstoria silenziosa ma potente

L'Espressionismo Italiano, attraverso artisti come Renato Birolli, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Fausto Pirandello, Aligi Sassu, Emilio Vedova e molti altri, affermò con forza una visione indipendente. Questi artisti scelsero, attraverso un percorso personale, spesso coraggioso e anticonformista, di rappresentare la fragilità umana, la solitudine e la tensione esistenziale, piuttosto che aderire ai modelli celebrativi imposti dalle ideologie culturali dominanti dell'epoca.

Costruirono una contronarrazione - silenziosa ma potente - fatta di corpi sbilanciati, nature morte inquietanti, città oniriche, figure emarginate e una vita quotidiana disarmante, lontana dalla retorica prevalente. In un momento in cui il regime cercava forme rassicuranti e celebrative, questi artisti scelsero l'incertezza, la fragilità, la bellezza tragica dell'incompiuto.

I capolavori in mostra

Tra i punti salienti dell'esposizione figurano opere di figure chiave dell'Espressionismo Italiano, come "Nudo in piedi" (1939) di Lucio Fontana, "Composizione (Siesta Rustica)" (1924-1926) di Fausto Pirandello, "Il Caffeuccio Veneziano" (1942) di Emilio Vedova, "I poeti" (1935) di Renato Birolli, "Lo schermidore" (1934) di Angelo Del Bon e "Ritratto di Antonino Santangelo" (1942) e "Ritratto di Mimise" (1938) di Renato Guttuso.

Le opere esposte provengono principalmente dalla Collezione Iannaccone, una delle più significative collezioni private in Italia, assemblata con passione negli ultimi trent'anni dall'Avvocato Giuseppe Iannaccone, grande amante dell'arte e forte sostenitore della creatività degli artisti italiani e internazionali, passati e presenti.

Una collezione romantica

Si tratta di una collezione "romantica" che ha sempre seguito e perseguito quella corrente dell'arte che - dopo i grandi movimenti d'avanguardia - non ha abbracciato gli ideali classici, ma si è concentrata su valori diversi: l'intensità del colore, l'immaginazione, gli approcci visionari, la soggettività del sé e l'espressione di sentimenti ed emozioni.

Il dialogo con Norberto Spina

La mostra offre anche una rara opportunità di assistere al dialogo tra grandi maestri e una giovane voce contemporanea. Sono esposte opere inedite dell'artista Norberto Spina, incluso un prezioso lavoro in prestito dalla Royal Academy di Londra e diverse opere site-specific.

Il progetto, concepito anche per creare un dialogo tra diverse discipline, mira a rivelare come la creatività e l'arte possano arricchirsi attraverso l'interazione di linguaggi diversi, favorendo una sinergia tra la storia del luogo, l'arte contemporanea e altre forme di espressione culturale. All'interno di questo quadro, ogni anno un artista contemporaneo sarà messo in evidenza attraverso una relazione con le opere presentate in mostra.

Norberto Spina: memoria e reinterpretazione

Nato nel 1995, Spina si è formato tra Milano e Londra, e la sua visione artistica è radicata nella sovrapposizione di memoria personale e collettiva. Il suo lavoro è alimentato dalla ricerca di immagini d'archivio, fotografie storiche, momenti quotidiani e iconografie della tradizione popolare italiana che, una volta rielaborati e stratificati, emergono come frammenti di memoria.

La reinterpretazione storica che ispira il lavoro di Norberto Spina suggerisce una possibile continuità nel modo in cui l'arte può servire come visione fedele - seppur personale - della realtà. Se negli anni Trenta gli artisti in mostra si distanziarono dal monumentalismo celebrativo del potere, Spina, come artista contemporaneo, si muove accanto alla memoria collettiva, rielaborando figure, gesti e atmosfere che sembrano emergere da un archivio dimenticato - risuonando oggi, più che mai, come una potente camera di risonanza.

Un dialogo significativo: Sassu e Spina

Tra i linguaggi pittorici che si confrontano con la storia come materiale vivo, si sviluppa un dialogo notevole tra "La battaglia dei tre cavalieri" di Aligi Sassu (1941) e "Presente" di Norberto Spina (2024), che reinterpreta un dettaglio del Sacrario militare di Redipuglia, commissionato da Mussolini nel 1938.

Sassu - durante l'apice della Seconda Guerra Mondiale e recentemente rilasciato dal carcere - scelse di evocare il mito per denunciare la futilità della guerra attraverso una pittura epica e tragica in cui, nonostante le pallide vittime, non si vede una singola goccia di sangue. Spina, con un approccio più minimale e concettuale, isola la parola incisa nella pietra per porla direttamente davanti al nostro sguardo.

Uno usa i corpi dei cavalieri per rappresentare l'assurdità della battaglia e il disorientamento dell'individuo - la consapevolezza che fu lo spirito umano, non solo i corpi, a perire in quella guerra. L'altro, attraverso un linguaggio completamente diverso, si concentra sulla monumentalità del potere, che - anche decenni dopo - continua a sollevare domande.

Il percorso espositivo

La mostra si sviluppa attraverso tre sezioni tematiche che guidano il visitatore in un viaggio attraverso le molteplici espressioni dell'Espressionismo Italiano.

Prima sezione - Il colore come resistenza

Questa sala conduce al cuore pulsante dell'Espressionismo Italiano degli anni Trenta, dove il colore non è ornamento ma verità emotiva. Gli artisti qui presenti non dipingono la realtà: la interrogano, la distorcono e la reinventano. Le opere di Renato Birolli raffigurano un'umanità trasfigurata dallo sguardo poetico e deformante dell'artista. Non c'è narrazione ufficiale, ma un'esplorazione interiore della vita quotidiana, un realismo emotivo che disarma.

Accanto a lui, le visioni di Pirandello, Broggini, Ziveri, Valenti e Badodi raffigurano un'Italia marginale e inquieta, fatta di corpi imperfetti, nature morte eloquenti, ironia tragica e colore saturo. La loro è una pittura di tensione, di rottura, spesso solitaria, che rifiuta ogni ordine imposto per restituire il caos fertile dell'esperienza umana.

Seconda sezione - Oltre il ritratto

Nel volto, gli artisti di questa sala cercano ciò che ci sfugge: l'identità non come forma data, ma come luogo di crisi, costruzione e perdita. Non c'è idealizzazione, nessuna narrazione eroica: solo l'individuo, con le sue ambiguità, le sue ferite, la sua complessità irriducibile. Guttuso, Fontana, De Rocchi, Del Bon, Menzio e Raphaël indagano identità fragili, intime, mai celebrate.

Ritratti e autoritratti diventano così dispositivi critici, capaci di restituire alla storia le zone grigie, gli scarti e i silenzi. Il confronto con le opere di Norberto Spina radicalizza questa tensione: i suoi volti non raccontano una storia, ma destabilizzano. Costringono a considerare la distanza tra chi è stato rappresentato e chi ha potuto raccontare la storia.

Terza sezione - Presente inquieto

La mostra raggiunge qui il suo punto più intenso. Il presente non è più solo tempo cronologico, ma materiale storico da esplorare. Il dialogo tra la monumentalità ambigua del Sacrario di Redipuglia e le visioni interiori degli artisti esposti ci parla di memoria come costruzione, come tensione irrisolta.

La "Battaglia dei tre cavalieri" di Sassu decostruisce la retorica e ci restituisce il vuoto del potere. Le allegorie teatrali di Badodi, i silenzi materici di Vedova e Mafai, il simbolismo di Valenti e Menzio, l'architettura evocativa di Birolli e il cavallo di Scipione che guarda verso il suo Golgota restituiscono un tempo che non è pacificato, saturo di domande.

Spazio ARCA: architettura e contemporaneità

Arca Arte Vercelli è uno spazio nato da un progetto di riqualificazione lanciato nel 2007 dal Comune di Vercelli, che ha trasformato la navata centrale dell'ex Chiesa di San Marco in un venue espositivo contemporaneo. Da allora, Arca si è dedicata all'organizzazione di mostre ed eventi culturali, favorendo un dialogo continuo tra storia e modernità.

Tra le esposizioni passate di rilievo figurano collaborazioni con la Fondazione Guggenheim, "Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari" e una grande mostra dedicata alla Magna Carta e all'800° anniversario dell'Abbazia di Sant'Andrea. Oggi, la sede è diventata un simbolo della città di Vercelli e un punto di riferimento culturale per residenti e visitatori, attirando un pubblico crescente di appassionati d'arte e cultura.

La Fondazione Giuseppe Iannaccone

La Fondazione Giuseppe Iannaccone ETS è stata istituita nel novembre 2023 da Giuseppe Iannaccone, avvocato e appassionato collezionista d'arte, per promuovere attività no-profit con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. La Fondazione rappresenta l'evoluzione e il successore della Collezione Giuseppe Iannaccone, attiva da oltre trent'anni nel sostegno e nella promozione dell'arte, specialmente della creatività dei giovani artisti italiani.

Un progetto pluriennale

La mostra segna il primo capitolo di un progetto espositivo pluriennale, reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, della Provincia di Vercelli, di ASM e della Fondazione CRT. Open Care - Art Services è lo sponsor tecnico dell'esposizione. Con il patrocinio della Regione Piemonte, l'iniziativa dimostra come le istituzioni pubbliche e private possano collaborare per valorizzare il patrimonio artistico e promuovere la cultura contemporanea.

L'attualità di un movimento

Vedere oggi le opere esposte, insieme a quelle di Norberto Spina, significa non solo rivisitare un capitolo chiave nella storia dell'arte italiana, ma anche riconoscere quanto profondamente quell'epoca parli ancora al nostro presente. Non come una reliquia del passato, ma come un linguaggio vivo - ancora capace, forse ora più che mai, di parlarci di libertà, responsabilità e visione.

In un tempo che tende a semplificare, questa mostra difende l'ambiguità. In un presente che spesso dimentica, riattiva la memoria. In un contesto che premia il superficiale, offre profondità. Non si tratta quindi di una mostra "sulla storia", ma di una mostra "dentro la storia": dentro le sue ferite, le sue tensioni, i suoi fantasmi - e soprattutto, dentro le sue possibilità di trasformazione.

Per informazioni sulla mostra è possibile contattare l'ufficio stampa di Arthemisia: Salvatore Macaluso (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., tel. +39 392 4325883) oppure Camilla Talfani (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., tel. +39 335 7316687 / +39 345 7503572).

Un appuntamento imperdibile per comprendere come l'arte possa ancora essere uno strumento critico, un atto etico, una forma di resistenza, dimostrando che la pittura - oggi come nel passato - mantiene intatta la sua capacità di interrogare il presente attraverso il dialogo con la storia.

 
Ultima modificaDomenica, 05 Ottobre 2025 10:49
  • Data inizio: Giovedì, 11 Settembre 2025
  • Data fine: Mercoledì, 07 Gennaio 2026
  • Evento a pagamento:
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