Ludovico Mazzolino: Noli me tangere - Giacomo Grosso: La Nuda
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Un nuovo e originale appuntamento culturale arricchisce l'offerta museale di Brescia. A poco più di due mesi dall'inaugurazione dei due interventi espositivi dedicati a Giovanni Battista Gigola e a Giuseppe Bezzuoli, Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Ateneo di Scienze, Lettere e Arti presentano una nuova declinazione del format PTM Andata e Ritorno con il quale dal 2019 Fondazione Brescia Musei trasforma le "partenze", collegate alle richieste di prestito, in "arrivi" di opere ospiti.
Le opere protagoniste di questa nuova edizione, che occupa i posti 16 e 17 nel registro di questa iniziativa, sono il "Noli me tangere" di Ludovico Mazzolino e "La Nuda" di Giacomo Grosso. Con questo nuovo appuntamento il modello – che nel corso degli anni ha permesso di creare inedite occasioni di dialogo tra la Collezione permanente e opere di Diego Velázquez, Giacomo Ceruti, Lorenzo Lotto, per citarne alcune – si arricchisce di una significativa novità, articolandosi per la prima volta su due sedi espositive: la Pinacoteca Tosio Martinengo e Palazzo Tosio, un tempo suntuosa dimora in cui il conte Paolo Tosio, con la moglie Paola Bergonzi, raccolse il nucleo originario della quadreria civica bresciana e oggi sede dell'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia.
Due partenze, due arrivi straordinari
In questo caso la sala VI della Pinacoteca Tosio Martinengo – dedicata alla pittura di Moretto, Savoldo e Lotto – e Palazzo Tosio vedono la temporanea assenza di due opere: l'"Adorazione dei pastori" di Lorenzo Lotto, del 1530, e "Torquato Tasso legge il suo poema alla corte di Ferrara" di Francesco Podesti, del 1842, che figureranno insieme ad altre anch'esse in partenza da Brescia alla mostra "Ricchezza. Dilemma perenne" (6 giugno – 9 novembre 2025), realizzata a cura di Alessio Geretti e ospitata presso la Casa delle Esposizioni di Illegio (UD).
L'occasione si trasforma nell'opportunità di presentare al pubblico due opere delle collezioni civiche solitamente conservate nei depositi, ora eccezionalmente accessibili fino al 16 novembre 2025.
Ludovico Mazzolino alla Pinacoteca Tosio Martinengo
Presso la Pinacoteca Tosio Martinengo è esposto il prezioso "Noli me tangere" di Ludovico Mazzolino, già incluso lo scorso anno nella mostra "Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso" realizzata al Palazzo dei Diamanti di Ferrara a cura di Vittorio Sgarbi e Michele Danieli.
Nel 1942, alla morte dell'imprenditore Angelo Minola, le sue figlie Emma e Amalia decisero di donare al Comune di Brescia la collezione di dipinti raccolta dal padre, seguendo le sue volontà testamentarie. Tra i quadri più importanti vi era il "Noli me tangere", attribuito correttamente a Ludovico Mazzolino, artista ferrarese del primo Cinquecento, riconosciuto come uno degli artisti più originali del suo tempo.
La scena, che rappresenta Maddalena che riconosce Gesù risorto nel sepolcro vuoto, è ricca di simbolismi ed è calata in un'atmosfera sospesa tra dramma e favola: un vento misterioso gonfia le vesti, solleva il sudario di Cristo e la manica di Maddalena, rivelando un'elegante tonalità azzurra. I due personaggi sono vicini, ma la distanza tra loro è incolmabile: Gesù ha un gesto deciso, mentre Maddalena risponde con un movimento incerto, quasi dubbioso.
Tanta è l'efficacia di questo dialogo muto, che gli attributi iconografici quasi scompaiono: il vasetto di unguento che pure occupa il primo piano sembra miniaturizzato, poco più che un giocattolo, la zappa che Gesù appoggia sulla spalla è molto sottile e appare decisamente inadeguata a qualsiasi lavoro agricolo. La scena si arricchisce di un episodio sullo sfondo, quello di Gesù che incontra i discepoli sulla via di Emmaus – che ha tutto l'aspetto di un castello medievale, arroccato sulla sommità di una montagna e quasi sospeso tra le nubi –, creando un quadro complesso e ricco di significati.
Il confronto tra le opere di Moretto e Savoldo che abitualmente popolano la sala VI della Pinacoteca e l'opera dell'artista ferrarese – un pittore noto per la sua capacità di combinare spunti variegati con un approccio originale, talvolta eccentrico, ma sempre supportato da un patente raffinatezza pittorica – dà conto della grande vivacità e varietà della scena artistica padana nella prima metà del XVI secolo, nella quale la comune matrice veneta si stempera nella molteplicità dei caratteri territoriali e individuali.
L'originalità di Mazzolino nel Rinascimento
Siamo in pieno Rinascimento, un'epoca dominata dalla riscoperta della classicità, con le sue regole proporzionali e la sua ricerca di armonia. Esisteva, tuttavia, una pattuglia di artisti ai quali queste regole sembravano costrizioni troppo rigide. Girolamo Romanino a Brescia, Altobello Melone a Cremona, Amico Aspertini a Bologna cercavano ispirazioni e punti di riferimento diversi. A Ferrara, è sicuramente Mazzolino a opporre maggiore resistenza alle novità che risalivano dall'Italia centrale, al protoclassicismo che Perugino stava esportando a nord degli Appennini.
Tra gli elementi che caratterizzano la produzione artistica di Mazzolino vi è un'ammirazione sconfinata per Albrecht Dürer, dal quale il ferrarese trae il gusto per la narrazione vivace, la curiosità inesauribile che lo porta a indagare oggetti, stoffe e paesaggi, nonché una espressività mai allineata con la serena imperturbabilità classica. In secondo luogo, il contatto con le opere giovanili di Giorgione: l'esempio del grande pittore veneziano – così importante anche per i coevi maestri bresciani – permette a Mazzolino di ambientare le sue figure in paesaggi moderni dai colori saturi e profondi.
Giacomo Grosso a Palazzo Tosio
A Palazzo Tosio, invece, trova spazio "La Nuda" di Giacomo Grosso, un dipinto emblematico del gusto collezionistico borghese di fine Ottocento: non risulta a oggi che l'opera (esposta a Torino nel 1990 e proprio a Illegio, UD, nel 2023) sia stata presentata a Brescia almeno negli ultimi 35 anni.
Si tratta di una replica autografa eseguita dal piemontese Giacomo Grosso a inizio Novecento sulla scorta del dipinto presentato alla Triennale di Torino nel 1896, oggi conservato alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea del capoluogo piemontese. L'opera riflette la sensibilità culturale e i costumi del tardo Ottocento: attraverso la sua esplicita sensualità, essa esemplifica una fase significativa nell'evoluzione della pittura di nudo.
Il dipinto "La Nuda", custodito nelle collezioni dei Musei Civici bresciani, è una replica fedelissima e di grande qualità, realizzata a inizio Novecento, di un'opera del 1896 conservata ora alla Galleria d'Arte Moderna di Torino: l'autore di entrambe è Giacomo Grosso (Cambiano, 1860-Torino, 1938), un pittore molto stimato per la sua abilità nella resa naturalistica della realtà. Con la sua produzione, Grosso si fece interprete dello stile di vita della borghesia – torinese in particolare – restituendone i gusti, la mentalità, le convenzioni sociali, ma anche le contraddizioni profonde.
Giacomo Grosso, formatosi presso l'Accademia Albertina di Torino, sviluppò presto un linguaggio pittorico orientato alla resa del vero, sorretto da un solido virtuosismo tecnico. Intraprese numerosi viaggi animato da intenti di studio (tra Roma, Firenze, Venezia e Parigi), e nel 1889 ottenne la cattedra di Pittura all'Accademia Albertina: si affermò come esponente del realismo borghese e si specializzò nella realizzazione di ritratti.
Nel 1896 partecipò alla Triennale di Torino proprio con "La Nuda" ora conservata al museo torinese: un dipinto in cui una giovane donna, distesa di spalle in una posa seduttiva, dissimula con grazia lo sforzo compiuto per torcere il busto e rivolgere uno sguardo languido verso l'osservatore. Il soggetto messo a punto dall'artista è esplicitamente sensuale, non si tratta di una delle tante Veneri sdraiate a cui ci hanno abituato secoli di storia dell'arte occidentale, ma semplicemente di una modella, di un corpo femminile costruito, seppur rielaborando colti riferimenti, come oggetto di contemplazione, compiacimento, privato di sovrastrutture simboliche.
Questo genere di approccio era già stato sperimentato nel corso del XIX secolo, ma il dipinto all'epoca non mancò di suscitare scalpore e critiche, urtando la morale borghese. Nonostante le polemiche, l'opera fu apprezzata da una certa parte del pubblico: lo dimostrano le numerose repliche e varianti che l'artista eseguì per collezioni private. Tra queste, spicca per qualità e adesione all'originale proprio il dipinto conservato nelle collezioni museali bresciane.
La sua presenza in città si deve alla generosa donazione di Aurelia De Beringer, vedova Tommaselli, che con una lettera datata 25 novembre 1946 volle così onorare il desiderio più volte espresso dal marito di lasciare alla "sua diletta città di Brescia un ricordo artistico".
Le voci dei protagonisti
"L'esposizione temporanea degli 'Andata e Ritorno' Mazzolino e Grosso, che inaugura oggi in Pinacoteca Tosio Martinengo e Palazzo Tosio, consente di comprendere, attraverso uno scorcio attraverso le nostre Collezioni abitualmente non visibili al pubblico, la ricchezza di un patrimonio museale costantemente alimentato, come acque di risorgiva, dai depositi museali che ricorsivamente con il format Andata e Ritorno portano alla superficie nuove energie, nuovi stimoli artistici e scientifici su cui instaurare preziose collaborazioni con nuovi collaboratori come Michele Danieli o valorizzare i nostri conservatori come Giulia Paletti", dichiara Stefano Karadjov, Direttore Fondazione Brescia Musei.
"Mi rende particolarmente felice che queste due occasioni siano figlie l'una della mostra dedicata al Rinascimento bresciano, che fu posta in dialogo con quella sul Cinquecento ferrarese, e l'altra dell'orizzonte Ottocentesco cui guardiamo sempre con crescente interesse nella cura dei progetti connessi alla Rete dei Musei dell'Ottocento Lombardo".
Sergio Onger, Presidente Ateneo di Brescia Accademia di Scienze Lettere e Arti, sottolinea: "Non è la prima volta che l'Ateneo ospita nelle sale della propria casa museo opere non coeve e non appartenute a Paolo e Paolina Tosio. Basti qui ricordare 'Paolo e Francesca' di Gaetano Previati (1887) e 'Socrate che rimprovera Alcibiade' di Carlo Arienti (1801-1873), provenienti dall'Accademia Carrara di Bergamo. Ospitando nei prossimi mesi 'La Nuda' di Giacomo Grosso proveniente dalle Collezioni dei Musei Civici, il palazzo accoglie nuovamente un'opera di grande qualità e di gusto borghese che testimonia il mercato dell'arte della fine del XIX secolo, offrendo così al visitatore un confronto con il collezionismo neoclassico e romantico di primo Ottocento dei coniugi Tosio".
"'Andata e Ritorno' si conferma ancora una volta un format di grande efficacia che, dal 2019, ha saputo creare occasioni importanti per riscoprire opere delle nostre collezioni, accogliendo al contempo capolavori che dialogano con il nostro patrimonio permanente", afferma Antonella De Angelis, Responsabile del Settore Marketing Territoriale, Cultura, Musei e Biblioteche Comune di Brescia.
"Particolarmente preziosa si è rivelata, in questa occasione, la collaborazione tra Ateneo di Brescia e Fondazione Brescia Musei: una sinergia capace di unire le forze per valorizzare al meglio il nostro patrimonio artistico. Come Amministrazione comunale siamo fermamente convinti che fare rete sia la chiave per rendere l'arte sempre più accessibile ai cittadini e ai visitatori: è anche grazie a iniziative come 'Andata e ritorno' che la nostra città sta diventando un polo culturale sempre più attivo e vivace, in grado di attrarre un ampio pubblico a livello nazionale e internazionale".
La sinergia istituzionale
La presenza di questo dipinto nelle sale di Palazzo Tosio conferma e rafforza la sinergia tra Fondazione Brescia Musei e Ateneo di Brescia, rinnovando l'impegno congiunto nella valorizzazione del patrimonio culturale della città.
L'esposizione de "La Nuda" di Giacomo Grosso è parte delle iniziative organizzate da Fondazione Brescia Musei nell'ambito della Rete dell'Ottocento Lombardo.
Pubblicazioni e materiali
Le due esposizioni dossier sono entrambe accompagnate da un quaderno edito per i tipi di Fondazione Brescia Musei, che sarà distribuito gratuitamente a tutti i visitatori di entrambe le sedi espositive durante la tenuta degli eventi. I testi si devono a Michele Danieli, per Ludovico Mazzolino, e a Giulia Paletti per Giacomo Grosso; il progetto grafico è di Maria Repossi, che ha firmato anche l'identità visiva dei due progetti.
Informazioni pratiche
Titolo esposizioni: PTM Andata e Ritorno: Ludovico Mazzolino "Noli me tangere" e Giacomo Grosso "La Nuda"
Sedi:
- Ludovico Mazzolino "Noli me tangere": Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia
- Giacomo Grosso "La Nuda": Palazzo Tosio, Brescia
Date: dal 27 maggio al 16 novembre 2025
Organizzazione: Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Ateneo di Scienze, Lettere e Arti
Curatori: Michele Danieli (Mazzolino), Giulia Paletti (Grosso)
Pubblicazione: Quaderno gratuito distribuito ai visitatori
Progetto grafico: Maria Repossi
- Data inizio: Mercoledì, 28 Maggio 2025
- Data fine: Martedì, 04 Novembre 2025
- Evento a pagamento: Sì
Galleria immagini
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Giacomo Grosso La Nuda 1900 circa Giacomo Grosso La Nuda 1900 circa
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Ludovico Mazzolino Noli me tangere 1525 circa Ludovico Mazzolino Noli me tangere 1525 circa
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