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Prato, un gioiello toscano

Vin Santo e cantuccini Vin Santo e cantuccini

Storia di Prato

Le origini di Prato non hanno collocazione certa, benché l'area sia stata abitata fin dall'era paleolitica e si trovino nella zona resti di civiltà etrusca e romana. Fra le diverse ipotesi e teorie inerenti la nascita di Prato due sono le maggiormente accreditate: la prima vede alcuni vassalli dei conti Guidi (all'epoca signori Montemurlo) stabilirsi in quello che fu Borgo al Cornio, la seconda invece ipotizza la presenza, nella zona, di un castello di proprietà dei conti Alberti di Vernio attorno al quale si sviluppò il centro abitato, detto Castrum Prati che positivamente influenzato dal fiume Bisenzio conobbe un precoce sviluppo manifatturiero prevalentemente incentrato sulla tessitura della lana. Quale che sia stata l'origine della città certa è la presenza nel luogo della Pieve di Santo Stefano (oggi Duomo di Prato) già dal X secolo: quest'ultima fu rilevante ai fini dello sviluppo della città poiché, allora come oggi, vi è conservata un'importante reliquia, la Sacra Cintola della Vergine, simbolo religioso che richiama credenti e pellegrini influendo sull'organizzazione e la nascita di iniziative artistiche, culturali e sociali.

Nel 1156 Prato diventa un Comune liberandosi dal dominio dei conti Alberti e rinnova la propria pianta urbanistica con la costruzione della cerchia di mura e delle torri di guardia: tutto ciò concorre ad incrementare la crescita demografica e lo sviluppo economico. Risale a questo periodo anche la costruzione del Castello dell'Imperatore, splendido esempio di architettura romanica, gotica e araba sapientemente fuse: venne eretto fuori dalle mura, non è chiaro se nel 1191 per volere di Arrigo IV o posteriormente, nel 1220 su ordine di Federico II.

Dal 1239 al 1250, dopo un periodo di predominio ghibellino Prato fu sede del vicariato imperiale della Toscana, ma alla morte di Federico II, iniziò un periodo burrascoso in tutta la Toscana in cui Firenze guelfa premeva e Prato si diede un governo comunale di parte guelfa.

La storia di Prato nei primi decenni del 1300 fu caratterizzata dall'ostilità con Pistoia, in particolare fu segnata dalle violente devastazioni causate da Castruccio Castracani e ciò fece sì che Firenze ottenne dalla regina Giovanna di Napoli le concessione dei diritti su Prato dietro pagamento di una cifra in denaro. Prato entrò così a far parte del contado della repubblica Fiorentina pur mantenendo magistratura propria ed una relativa indipendenza amministrativa anche grazie alle fiorenti attività artigianali, imprenditoriali e commerciali.

Ha inizio per Prato un epoca di fioritura artistica con l'ampliamento della Cattedrale di Santo Stefano con la costruzione del pulpito esterno ad opera di Michelozzo, il completamento del Palazzo Pretorio, la costruzione della Basilica di Santa Maria delle Carceri e di quel periodo sono i capolavori di Filippo Lippi e Paolo Uccello a cui si devono parte degli affreschi nella Cappella dell'Assunta della Cattedrale.

La caduta e la cacciata dei Medici da Firenze e quindi il passaggio di Prato, dal 1494, sotto la Repubblica Fiorentina ebbe come tragica conseguenza la calata delle truppe della Lega Santa che, il 29 agosto 1512, provocarono morte e distruzione nel loro tentativo di ristabilire il potere Mediceo (l'episodio è noto come "Sacco di Prato"). Seguirono due secoli di buio nella storia della città dal quale Prato uscì quando, con il consolidarsi del Granducato di Toscana, ottenne nel 1653 il titolo di "Diocesi" e di "Città"; ciò diede nuovo impulso all'economia e all'urbanizzazione: in quel periodo venne realizzata la Fontana del Bacchino ad opera di Ferdinando Tacca.

Nel 1737 il Granducato di Toscana passò dai medici ai Lorena, evento che segnò l'avvio di riforme amministrative soprattutto ad opera di Pietro Leopoldo che incentivò lo sviluppo economico, attuò una proficua politica agraria e riforme del commercio, abolendo i vincoli annonari, dell'amministrazione pubblica e della giustizia; sempre a lui si devono le bonifiche delle aree paludose della Maremma e della Val di Chiana e l'importantissima riforma giuridica che cancellò i retaggi del Medioevo abolendo nel 1786 tramite il nuovo codice penale il reato di lesa maestà, la confisca dei beni, la tortura e la pena di morte. Leopoldo si configura nella storia italiana come "sovrano illuminato".
L'800 e la rivoluzione industriale portano a Prato importanti innovazioni nel sistema produttivo (nel 1820 nasce a Prato la prima officina per la costruzione di macchinari tessili), che accrebbero il numero di abitanti anche grazie all'immigrazione così che l'abitato si espanse al di fuori delle mura trecentesche inglobando i piccoli centri adiacenti.
Negli anni '60 e '70 si assistette ad una diversificazione della produzione tessile. Nel 1992 Prato divenne capoluogo di Provincia e importante centro turistico, settore ancora in via di importante sviluppo.

Un giro per Prato

Certamente una bellissima città, con un centro storico a pianta pentagonale ricco di edifici sacri, palazzi antichi, tanto verde e decisamente a misura d'uomo con 40 chilometri di piste ciclabili.

 

Fra le chiese sicuramente da visitare la già menzionata Cattedrale di Santo Stefano, in stile romano-gotico con la particolare lavorazione bicromatica in fasce orizzontali alternate in pietra alberese della Retaia (bianca) e Serpentino del Monteferrato (verde); all' interno, a tre navate, affreschi di Paolo Uccello, Filippo Lippi, dipinti di Giovanni Pisano ed Agnolo Gaddi decorano splendidamente la Cappella dell'Assunta, la Cappella Maggiore e la Cappella della Sacra Cintola: in quest'ultima è conservata la "Sacra Cintola di Maria", la cintura che la Vergine avrebbe donato a San Tommaso nel momento della sua ascensione e che giunse alla città di Prato nel 1141; la reliquia fonde leggenda e storia ed ha sempre avuto un ruolo di protagonista nello svolgersi degli eventi della città.
Come cinque secoli fa, a Natale, Pasqua, 1° maggio e Ferragosto, oltre che in forma solenne l'8 di settembre (giorno in cui ricorre la Natività di Maria), il vescovo mostra il Sacro Cingolo ai fedeli, facendo tre volte il giro del pulpito esterno, opera di Michelozzo, situato sull'angolo sinistro della facciata del Duomo.
Non lontano dal grande ovale rappresentato da piazza Mercatale di epoca medievale su cui si affacciano Palazzo Ghini e la chiesa di San Bartolomeo, si erge il Castello dell'Imperatore ed adiacente si apre piazza Santa Maria delle Carceri con l'omonima Basilica.
In via Garibaldi invece troviamo il Teatro Politeama e l'Oratorio della Madonna del Buonconsiglio il cui portale è decorato da un bassorilievo in maiolica di scuola robbiana.

Giungendo in piazza San Francesco si può ammirare la Chiesa dedicata al Santo Patrono d'Italia con facciata bicromatica (in alberese e serpentino come la Cattedrale) risalente al tardo Duecento con la Cappella Migliorati affrescata nel '400 da Niccolò Gerini. Volgendosi al lato nord orientale della piazza si imbocca via Rinaldesca sulla quale si incontrano Palazzo Datini della seconda metà del '300 e Palazzo degli Alberti (sede della Cassa di Risparmio di Prato e che ospita la preziosa raccolta di opere d'arte dell'istituto bancario).

Tante le strutture museali: il Museo Civico ha sede in Palazzo Pretorio, imponente costruzione medievale che presenta sulla facciata principale grandi finestre bifore, una scala, una nicchia che ospitò la statua di Re Roberto d'Angiò, probabilmente rimossa nel 1799 durante l'occupazione francese così come in quell'epoca vennero resi illeggibili diversi stemmi, emblemi nobiliari che ornavano la facciata; sulla parete che guarda verso Palazzo Comunale si trova un grande orologio sopra il quale si erge un campanile a vela.
Dal primo piano in su si possono ammirare gli allestimenti del Museo Civico: nella prima sala si trova il Tabernacolo del Canto al Mercatale affrescato da Filippino Lippi sul finire del '400; al secondo piano la predella di Bernardo Daddi, parte della pala dedicata alla Storia della Sacra Cintola che era destinata al Duomo, un polittico dello stesso autore ed altri di Giovanni da Milano, Lorenzo Monaco, e di Filippo Lippi. Altre sale ospitano opere di rilievo del Seicento, Settecento ed Ottocento.
In via Puccetti, all'angolo con via Santa Chiara, troviamo il Museo del Tessuto, allestito all'interno dell'ex cimatoria Campolmi, un tesoro di archeologia industriale del 19° secolo eretto all'interno della medievale cerchia di mura. Il Museo è dedicato all'arte della produzione tessile antica e contemporanea e nasce sulla base della donazione Loriano Bertini, seicento frammenti di antichi tessuti di pregio realizzati fra il XV ed il XIX secolo; a questi si sono aggiunti nei decenni pezzi di epoca paleocristiana, tessuti etnici provenienti dall'Asia, e dall'America centrale e meridionale, paramenti sacri, abiti ed accessori ed antichi macchinari.

Sapori pratesi

Com'è tipico di tutta la cucina toscana i sapori sono semplici, decisi, ma estremamente gustosi. Alla base di moltissime tipiche ricette vi sono tradizioni antiche tradizione che imponevano di non sprecare nulla: pane raffermo, frattaglie ed ortaggi sono gli ingredienti classici di una cucina povera.
A prato potete gustare la farinata con il cavolo nero (una polenta gialla con un sugo di cavolo nero, peperoncino, pomodoro e cipolla), la minestra di pane ( a base di pane toscano raffermo, cavolo, verza, patate e fagioli borlotti e cannellini) e moltissime specialità legate alla lavorazione delle carni e delle frattaglie del maiale come il tegamaccio, la smigliacciata e fra le preparazioni stagionate la finocchiona e la mortadella di Prato che si distingue dalle altre mortadelle per la forte speziatura con con pepe nero sia macinato che in grani, polpa d'aglio pestato, coriandolo, cannella, chiodi di garofano ed aromatizzate con alkermes, un liquore dal colore rosso brillante con funzione più che altro estetica.
Numerose le ricette dolci: i biscotti di Prato da gustare con il Vin Santo, il castagnaccio, la torta Mantovana di Prato ed il semplice e gustoso pane con l'uva, preparato aggiungendo alla pasta di pane uva nera, burro, zucchero, semi di anice e vino.

Ultima modificaMercoledì, 17 Aprile 2019 15:55
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